L’attuale protesta di piazza Le violenze contro lo Stato, con l’assalto a Palazzo Chigi e alle forze di polizia, l’attacco antidemocratico a portamento fascista alla sede del sindacato CGIL devono essere condannate senza se e senza ma. Sono manifestazioni volte a interrompere la libera espressione e la partecipazione democratica del cittadino alle scelte politiche del Governo
L’attuale protesta di piazza
Le violenze contro lo Stato, con l’assalto a Palazzo Chigi e alle forze di polizia, l’attacco antidemocratico a portamento fascista alla sede del sindacato CGIL devono essere condannate senza se e senza ma. Sono manifestazioni volte a interrompere la libera espressione e la partecipazione democratica del cittadino alle scelte politiche del Governo e o dei partiti.
La situazione di disagio economico e sociale, la disoccupazione diffusa, le difficoltà di vita penetrate in ampi strati della popolazione, l’incertezza di futuro a tutti i livelli, non solo presso i giovani, costituiscono naturale terreno di protesta: l’interpretazione violenta di tali insorgenze viene utilizzata da chi vuole creare confusione e da chi desidera interrompere la democrazia sostituendola con forme autoritarie e dispotiche.
Se volessimo individuare le caratteristiche di coloro che hanno alimentato e che alimenteranno i disordini e le violenze future probabilmente accanto agli agitatori di piazza, vi si possono trovare i disoccupati da tempo, lungo o breve, i cassintegrati, i disperati che hanno perso lavoro, coloro che hanno visto la loro azienda chiudersi, pur favorita nei bilanci, che preferiscono delocalizzare, i giovani senza lavoro e senza prospettive, coloro che si sono visti impoverire dalla congiuntura economica…
Non vi si trovano chi ha tratto vantaggio da risvolti favorevoli dell’economia dell’epidemia del coronavirus, chi ha un lavoro dipendente duraturo anche soltanto dotato della sicurezza mensile dello stipendio, i pensionati di favore, coloro che hanno (o che si sono dati) stipendi e benefit di vantaggio, chi ha tratto profitto, in qualsiasi modo, dalla contingenza economica diffusamente sfavorevole.
Questi in piazza non c’erano e non li troverete mai e neppure tra coloro che assaltano le sedi dei partiti e dei sindacati: vi troveremo, però, coloro che non sono in alcun modo tutelati nel lavoro, che hanno difficoltà di vita – ogni giorno in maggior numero – e che non hanno altro modo di far sentire la loro voce, di esprimere il loro disagio.
Tra questi ci sono anche gran parte degli scrittori, specialmente coloro che vivono del lavoro di scrittura e che non hanno un lavoro da dipendenti a qualsiasi titolo presso istituti o aziende pubbliche o private, gli autori che soffrono delle difficoltà che attraversa il loro lavoro di produttori di opere dell’ingegno letterario e artistico, gli artisti che, non rientrati nelle volute limitate dei ristori, non trovano adeguati riconoscimenti economici nelle forme scarse di ripresa.
La recente protesta potrebbe preludere ad altre manifestazioni dovute anche all’incapacità storica e contingente dei partiti e dei sindacati (si ricordi il ’68) di intercettare i disagi degli strati economicamente sofferenti della popolazione, nonché i richiami alle impellenti decisioni per la tutela dell’umanità delle giovani generazioni.
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